MPMI Italiane: Un Modello di Successo tra Famiglia e Innovazione

Il 27 Giugno si celebra la Giornata Mondiale delle Micro, Piccole e Medie Imprese – MPMI, un’occasione per riflettere sull’importanza di queste imprese e per riconoscere il ruolo fondamentale nella vita economica di tanti Paesi. Gli ultimi dati ISTAT rilevano che le imprese con meno di 250 dipendenti rappresentano la quasi totalità delle aziende italiane, in ogni macrosettore, e gli occupati nelle MPMI sono circa il 76,5% del totale. Fra queste le Family Business ne sono storicamente una parte essenziale, in quanto incarnano valori di continuità, tradizione e impegno comunitario.

Questo importante tessuto economico, di cui noi di MZ Events facciamo parte, possiede tutte le carte in regola per poter dare uno slancio allo sviluppo economico e territoriale del nostro Paese.

In che modo?

Noi MPMI non siamo solo un’impresa familiare, ma sempre più un’impresa in cui la famiglia è allargata. Il nostro successo si basa sulla combinazione di tre elementi:

  • Famiglia dei fondatori
  • Famiglia del capitale umano
  • Famiglia degli stakeholder esterni

Un aspetto cruciale è il clima aziendale che si crea, fortemente influenzato dai legami, dalla stabilità a lungo termine, e dall’impegno nel mantenere un ambiente lavorativo armonioso e gratificante per tutti.

Teniamo al fatto che i dipendenti si sentano parte integrante della famiglia aziendale, sviluppando un senso di appartenenza che va al di là del semplice rapporto di lavoro: questo può promuovere una maggiore motivazione e impegno nel lavoro quotidiano.

Le prospettive a lungo termine, orientate alla continuità e alla sostenibilità nel tempo, favoriscono un clima di lavoro più rassicurante per i dipendenti.

La natura familiare spesso facilita una comunicazione diretta e sincera tra tutti i livelli dell’organizzazione, preservando quelli che sono i ruoli e le responsabilità, e agevola la condivisione di obiettivi comuni e l’adattamento rapido alle sfide aziendali. La partecipazione e il coinvolgimento nei progetti di sviluppo di tutti i membri della family aziendale è fondamentale perché questi riescano e diano risultati duraturi nel tempo.

Riteniamo che sia essenziale fornire opportunità di formazione e sviluppo personalizzato; i dipendenti devono essere visti non solo come risorse, ma come individui il cui successo contribuisce al benessere generale dell’azienda. In MZ, diamo grande valore alla formazione continua specialistica e multidisciplinare, consapevoli che competenze aggiornate sono fondamentali in un mercato in continua evoluzione: dall’uso avanzato di Excel per l’analisi dei dati, all’ottimizzazione delle comunicazioni tramite Microsoft Teams, al miglioramento delle competenze linguistiche con corsi di inglese professionale, all’approfondimento delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale. Questi programmi non solo potenziano le capacità individuali, ma rafforzano anche la competitività complessiva della nostra azienda.

Guardando più da lontano, noi giochiamo un ruolo fondamentale nella coesione sociale delle comunità locali. Noi per primi siamo stati protagonisti, nell’ambito della responsabilità sociale d’impresa, sostenendo iniziative culturali, sportive e caritative che rafforzano il tessuto sociale e migliorano la qualità della vita locale.

C’è poi tutto il ruolo del networking e della community.

Essere parte di Associazioni, come nel nostro caso di Federcongressi&Eventi, permette di guardare alle altre imprese simili per cercare casi d’uso, soluzioni ed ispirazione.

È molto importante per noi imprese capire il valore della collaborazione nella supply chain o anche, semplicemente, dell’emulazione. Basti pensare che l’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano lo ha reso il pilastro del suo modello di analisi, che misura la maturità digitale delle piccole e medie imprese.

In definitiva, mentre celebriamo la Giornata Nazionale delle Piccole e Medie Imprese, dobbiamo tenere a mente che il clima aziendale positivo che ci caratterizza non è solo un vantaggio competitivo, ma una testimonianza tangibile dell’importanza di un ambiente lavorativo coeso e gratificante per tutti i suoi protagonisti: dai fondatori ai dipendenti.

Tutti contribuiscono al successo e alla resilienza delle MPMI italiane.

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Intervista a Salvatore Sciascia

Professore di Family Business & Strategic Management presso l’Università Cattaneo – LIUC

A tal proposito MZ Events ha intervistato Salvatore Sciascia, Professore di Family Business & Strategic Management presso l’Università Cattaneo – LIUC.

  • Quali sono le peculiarità delle MPMI italiane che le rendono fondamentali per il tessuto economico locale?

“Devo confessare che non sono un grande fan dell’idea di trattare le MPMI come un unico insieme. E’ chiaro che le micro e medie imprese si distinguono dalle grandi perché non sono tali, ma c’è un abisso fra una micro impresa con qualche dipendente e una media impresa che offre (per esempio) lavoro a 240 persone. Da una parte vedo di buon occhio la media impresa, motore dell’economia italiana, ottima forma organizzativa, alternativa spesso più funzionale rispetto alla grande impresa. Dall’altra sono meno entusiasta nei confronti della micro impresa, che sconta i forti limiti delle dimensioni ridotte: difficile competere in questa economia globale con poche risorse da investire. Per questa ragione io credo occorra fare di tutto per far sì che in Italia ci siano più medie imprese che micro imprese. Di certo, una cosa che accomuna tutte le forme di MPMI è la probabilità che la proprietà sia nelle mani di una famiglia, tendenzialmente coinvolta anche nella gestione: una situazione che può risultare una fonte di svantaggio o di vantaggio rispetto ai rivali di natura non familiare”

  • Quali sono i principali vantaggi delle imprese familiari rispetto a quelle non familiari?

“Le imprese a proprietà familiare, quantomeno quelle migliori, si caratterizzano per un capitale paziente, orientato al lungo termine e gestito con parsimonia. Tendono a vedere la famiglia coinvolta nella gestione, cosa che può apparire problematica ma nei fatti, mediamente, assicura un management particolarmente impegnato, volitivo ed esperto. Inoltre, si caratterizzano per relazioni interne ed esterne tendenzialmente armoniche, fatte di fiducia e rispetto (cosa che velocizza i processi aziendali). Ovviamente si parla spesso anche degli svantaggi del family business (il capitale potrebbe essere fin troppo prudente, il management aziendale selezionato nepotisticamente, le relazioni conflittuali) ma sappiamo che in media i vantaggi prevalgono sugli svantaggi, tant’è che le aziende familiari hanno performance mediamente superiori e in contesti di crisi riescono a reagire meglio delle non familiari”.

 

  • Come le imprese familiari sono riuscite ad affrontare meglio delle altre la crisi economica?

“Una recente ricerca del nostro FABULA (il Family Business Lab della LIUC, di cui sono co-direttore) ha rivelato che le aziende familiari che hanno superato meglio la crisi originata dal COVID-19 sono quelle che hanno sfruttato la loro flessibilità per modificare il sistema d’offerta alla clientela, nonché quelle che hanno colto questo momento di discontinuità per accelerare il ricambio generazionale sia al vertice che nel management, dando più spazio sia ai più giovani sia, eventualmente, a figure esterne alla famiglia. Adesso fronteggiamo un’altra crisi, legata ai vicini conflitti e alle tensioni internazionali: anche in questo caso sono certo che le imprese familiari si mostreranno mediamente più resilienti, se sapranno rinnovarsi in termini di offerta e di management”.

 

  • Una delle principali sfide per la crescita e l’innovazione delle imprese familiari è la resistenza mentale al cambiamento. Come ovviare a questo problema?

“Di sicuro questa è una delle ombre del family business. Spesso la proprietà è eccessivamente prudente e restia al cambiamento di ogni tipo, perché c’è una ricchezza non monetaria, di natura socio-emozionale, da preservare. Le inerzie al cambiamento si manifestano soprattutto nelle persone più anziane, naturalmente più attaccate al passato, che vedono nel cambiamento una minaccia verso quel tipo di ricchezza. Pertanto non posso che indicare il coinvolgimento e la valorizzazione delle nuove generazioni come grande leva per rimediare a questo problema. I più giovani si dimostrano più capaci di fare leva sul passato per rinnovarsi, non per zavorrare l’impresa. Viviamo un’epoca in cui il cambiamento è un mantra: occorre rinnovarsi di continuo, nel rispetto del purpose aziendale e delle tradizioni, naturalmente”.

 

  • Come possono le imprese familiari trarre vantaggio dalla collaborazione nella supply chain e dall’emulazione di best practice?

“Molte imprese familiari tendono a chiudersi per ragioni di riservatezza, per mantenere il controllo sulle informazioni e perché spesso i problemi, soprattutto quando hanno origine nella famiglia, vengono vissuti come tabù. Spesso ci si chiude anche rispetto alla supply chain, convinti che il “make” sia meglio del “buy”, credendo che sia meglio occuparsi direttamente delle attività, non volendosi fidare troppo di ciò che accade fuori dai confini aziendali. Niente di più sbagliato. Soprattutto le aziende più piccole, possono trarre grande vantaggio dall’apertura e dal confronto: associazioni come AIDAF (Associazione Italiana delle Aziende Familiari) consentono alle famiglie imprenditoriali di confrontarsi e ispirarsi vicendevolmente. Lo stesso vale lungo la supply chain: la collaborazione è una delle vie per superare i limiti delle dimensioni, per innovare, internazionalizzarsi, migliorarsi e competere con successo”.

 

  • Quali sono le prospettive future per le imprese familiari in Italia?

“Io ritengo che le imprese familiari continueranno a rappresentare gran parte della nostra economia, anche se inevitabilmente perderanno lentamente qualche punto in termini di peso sul numero totale di addetti e sul valore aggiunto. Ciò perché l’istituzione “famiglia” è in trasformazione: se ne costituiscono sempre di meno, se ne disgregano sempre di più e con la crisi della fertilità si riducono le possibilità di successione intrafamiliare. Di imprese familiari quindi ce ne saranno un po’ di meno ma non perché manifestano segnali di crisi: anzi, osservo una progressiva managerializzazione di questo tipo di imprese, sempre più capaci di regolare la relazione famiglia-impresa affinché la prima rappresenti un punto di forza per la seconda e non un punto di debolezza.”

 

  • Come possono le imprese familiari prepararsi meglio per affrontare le sfide future e garantire la continuità e la sostenibilità nel tempo?

“Io credo che sia necessario attrezzarsi sotto tanti punti di vista. Sul piano delle strategie aziendali, occorre cercare di non perdere lo spirito imprenditoriale che caratterizza i fondatori, ma allo stesso tempo formalizzare le scelte in piani strategici. Sul piano familiare, bisogna costruire un clima basato sul dialogo, che possa prevenire l’insorgere di conflittualità: accordi e consigli di famiglia possono essere utili in tal senso. Sul piano della governance, bisogna aprire la direzione e l’amministrazione all’esterno della famiglia e più in generale promuovere la diversità. Infine, occorre pianificare  con cura e per tempo il ricambio generazionale, concretizzandolo con determinazione se la leadership è in mano a dei leader over 70, cosa che in Italia accade (sorprendentemente) in più di un caso su quattro”.